Antonio De Lisa – Strade- Cross Road (Testi)

PARTE I
OMBRE

CANTORI

Di una Notturna Città
noi siamo i cantori,
viandanti nella nebbia
tra erratiche malinconie.

Di solitudini narrate
i cantori,
sullo slargo di Pian del Mattino
alle tre di notte.

A dirci che menomale
che ci siamo,
almeno noi, con un’ombra
che ci fissa nella nebbia da lontano.

Col cielo basso sulla testa
e il fango tra le mani,
sotto i piedi, nelle tasche,
nei sogni di bar in bar.

Stiamo sotto un basso cielo,
ma non è bassa la testa.
Resta la voglia di cambiare
per non urlare.

Restiamo qui,
per scelta e per destino,
con la fantasia di andare,
col matto desiderio di volare.

Ma restiamo qui,
per scelta e per destino.
Ogni tanto un viaggio
per non morire, ma poi torniamo.

Sapete, per questo motivo
siamo un po’ nervosi.
Non vi chiediamo di starci vicino
ma almeno, lasciateci suonare.

VIAGGIO NOTTURNO

Sugli scogli che affiorano irti
tenero è il sussurro del vento
fra onde che fremono cantilenanti
sotto la barca che solca la notte.

Nel mare una distesa di silenzio
complice delle ombre sulla costa
in un manto che nasconde le anse
come una coperta di affanni.

Il viaggio migrante cerca l’orizzonte
e la sua concava malinconia
nella brezza ondivaga e mutevole
delle sue diecimila direzioni.

GIRARE A VUOTO

Pesa la città indifferente o ostile
e talvolta tutte e due le cose.
Non fa respirare.
Non si lascia amare.

Si percorrono i sentieri del nulla,
alla ricerca di un appiglio,
di uno sperone di roccia
su cui tentare la salita.

Se vai alla ricerca di occasioni,
di percorsi agibili per degli artisti,
si incontra il muro, il muto
volgersi dall’altra parte della città.

L’offerta è di cose commestibili,
esibizioni di personaggi televisivi,
musica all’ingrosso,
feste in discoteche obliose.

La gente dà gli appuntamenti
e poi non si presenta
e allora si gira a vuoto,
nella notte fredda d’inverno.

I locali sono chiusi,

i servizi pubblici assenti,
le strade attraversate
da guidatori solitari.

SI E’ SPENTA L’ALLEGRIA

Si è spenta l’allegria,
ma non quella televisiva,
non quella delle parate
e delle celebrazioni patinate.

E’ la nostra allegria che si è spenta
quella che sapeva di goliardia,
a fare cazzate con gli amici
in serate alcoliche e debosciate.

Ora l’allegria ce l’abbiamo negli occhi,
nelle vetrine, nei nostri balocchi:
allegria di circostanza, da dietro
il finestrino dell’auto in colonna.

Divertirsi bisogna, è il vostro dirigente
che vi parla. Divertirsi, divertirsi.
E se c’è qualcosa che bisogna fare
è ridere in organizzata compagnia.

Ci sono enormi cartelli nella via:
comprare comprare consumare.
E’ tutto in vendita, ma si è spenta
l’allegria, quella vera, comunitaria.

Contabilità esistenziale

La contabilità esistenziale
è come un’inflazione di parole
mentre la cronaca ci scuote
e noi ci tocchiamo il portafoglio.

C’è pure chi ci ha guadagnato oggi:
il denaro è pura astrazione.
Il peggio è per chi ha ancora
qualche valore, mangiato dall’inflazione.

Qualcuno ha ordinato
per caso che si passi
da quelli economici
a nuovi sacrifici umani?

Un po’ li invidio gli indifferenti
non necessariamente rozzi
talvolta anche molto colti
e sinceri: ma indifferenti.

La storia scorre sotto le dita,
tutt’al più un’occhiata distratta
al telegiornale della sera.
Con questo non voglio insinuare.

Solo che il mondo in fiamme
e le foto di città distrutte
si situano con spontanea
ferocia al centro della mente.

Qualcuno ha ordinato
per caso che si passi
da quelli economici
a nuovi sacrifici umani?

SPAESARE

Le persone senza volto
muovono labbra incessanti:
Uomini-Lingua, Uomini-Parole,
come in certi film di vecchi manicomi.

A dirti: non è lì che devi andare
non è qui che dovresti stare.
Ma non sanno che è proprio questo
il segreto dell’erranza: spaesare.

NOIR

Un istante d’angoscia
apre uno scenario
di complicate funzioni
simbiotiche, derive osmotiche.

Osservo incantato
quella scena di teatro
come un sogno recitato
di cui sono l’attore

ma non il regista. Il regista
ha un’altra idea dei miei
personaggi interiori. Mi sogna
sognare, nemico giurato.

PELLE

Sono incantato dalla mia stessa
misteriosa metamorfosi.

Mi sento avvolto
in una pelle che soffre
il dolore lancinante
del filo spinato,
per sfociare come in sogno
in un tappeto di carezze.

La metamorfosi si racconta
all’alba incombente;
come due allegre comari,
parlano di me come fossi assente.

Come se  fossi io
la cavia e il seduttore,
la vittima e il traditore.

DESIDERI

Il Buon Signore chiede a ciascuno
dei bambini radunati sulla radura
cosa desiderano come regalo.

Sono bambini e si lanciano
in fantasiose descrizioni del desiderio
con gli occhi luccicanti.

Qualcuno salta dalla gioia
qualcun altro batte le mani,
c’è anche chi si mette il pollice in bocca.

Quando il Buon Signore
arriva davanti alla tenda
dei bambini che vengono da lontano,

profughi nell’isola di Lesbo
si sente una vocina che dice:
Signore, io voglio morire …


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PARTE II
L’ODORE DELLA GUERRA

BOLZANETO

Durante la protesta No Global
nel caldo di una tenda, Anna
era sotto un diluvio di botte
tra i gas urticanti della polizia.

Sembrava l’ultima occasione,
in quel caldissimo luglio del 2001,
con la voce dei disperati,
prima della sconfitta di una generazione.

Anna era fradicia e insanguinata,
nel corteo dagli ultimi
spezzoni della classe operaia,
inghiottita dal precariato.

Anna era l’ultima testimone
della Volontà generale,
l’ultima a urlare la protesta,
col rischio di farsi massacrare.

Ma massacrata è ora lo stesso
da chi le aveva promesso
che andava tutto bene
nell’Italia del progresso.

UN VOLTO

C’è un volto che ci interroga
da una foto scattata di fretta,
quello di una bambina siriana
con i suoi occhioni profondi.

Viene da una guerra maledetta.
Al massimo le forniremo
gli elementi minimi di un’accoglienza,
per non farci sentire in colpa.

Quella bambina arriva
da una grande civiltà implosa.
Non ci sta chiedendo nulla,
ci guarda soltanto.

Non sappiamo cosa sia una guerra,
la vediamo solo in televisione,
lei l’ha subita dalla nascita
tra le macerie della sua terra.

TERRORE A PARIGI

La ragazza che fugge spaventata
gli sembra una lontana conoscenza
sui marciapiedi di un vecchio ponte
nel pieno centro di Parigi.

Le immagini sono scure e confuse,
a tratti sembra un uccello in volo
e qualcuno dietro lo sta strattonando
tirandogli violentemente

un lembo della giacca bagnata,
da cui cade il portafoglio
con una carta di riconoscimento,
ma quella carta non gli appartiene.

Piove a dirotto, sente l’acqua
che gli sale su per le ginocchia
nel crepitio degli Ak 47
che falciano la gente per strada.

BAMBINI SOLDATO

Se trecentomila vi sembran poco
considerate che sono minori
e se per i capi è altissima la posta,
per i bambini soldato sembra un gioco.

Oggi un bambino di 10 anni può usare
un AK-47 come un adulto,
visto che è un’arma automatica e leggera
e come un adulto sparare e ammazzare.

Più docili all’indottrinamento,
i ragazzi non chiedono compenso
e più facilmente di un adulto
scivolano in un gioco violento.

Affrontano il pericolo con incoscienza
totale, attraversando campi minati
o intrufolandosi nei territori nemici
con la spavalderia dell’adolescenza.

Ma gioco non è, se e quando tornano a casa,
malati, depressi, imbottiti di farmaci,
con ricordi atroci e micidiali incubi.
Dell’infanzia hanno fatto tabula rasa.

IL PIANTO DI UNA MADRE

Accarezzare la carne della sua carne,
cullare il corpo di una figlia
senza respiro è il primo passo
all’inferno per una madre.

Non ci può essere nulla, niente
che riscatti quella sofferenza,
specie se ti viene detto che non è niente
perdere una figlia per una nigeriana.

Con quella frase miserabile
muore anche la giustizia.
E’ una condanna intrisa di veleno,
che dovremo in qualche modo scontare.

Dall’altra parte della sala d’aspetto
c’è un’altra madre che ordina
alla figlia di fare il presepe
con la Madonna vestita di stelle.

Il pianto di quella madre di colore
non potrà lenire quella condanna,
che ci siamo inferti da soli
inconsapevoli di cosa sia il dolore.

MEDITERRANEO

Questo era il nostro mare,
l’acqua benigna
che ha nutrito la nostra
infanzia mediterranea.

Ora non si sa più di chi sia,
a chi appartenga questo mare
trasformato
in un regno dei morti.

Fanno impressione e orrore
le dichiarazioni sciacalle
e la retorica della violenza
di moltri politici,

i titoli bastardi dei giornali,
il sapore amaro dei reportage
sulla “pioggia di fuoco”
degli aerei francesi su Raqqa.

Fanno orrore, appena un po’ meno
di quei morti viventi
che hanno sparato a Parigi.
Ma solo un po’.

SONO SOLO BAMBINI

Li trattiamo come nemici
di un esercito in guerra.
Ci stiamo esercitando
in un odio programmato

che provocherà altri lutti.
Temiamo la violenza
che starebbero covando
i migranti e siamo convinti

delle nostre convinzioni.
Abbiamo cacciato le armi,
ma sono solo bambini.

IN MORTE DI UN’OMBRA

Un pensionato spara
e colpisce al cuore
un ragazzo di 22 anni,
un’ombra sulle scale di casa.

Il pensionato ha un nome
familiare e una pistola.
Dice di aver sparato a un ladro,
ma non c’è sangue in casa.

Ha sparato sulle scale,
fatto fuoco a un’ombra,
facendosi giustizia sommaria,
giudicando un’intenzione.

Si è sostituito a Dio,
è diventato giudice supremo,
senza processo,
come un’esecuzione.



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