Katia lascia scorrere il giorno senza un verso senza un rigo.
Katia non è riuscita a fare il salto dialettico dalla qualità alla quantità.
Si chiude in frigo.
Katia vive solo di notte, ogni tanto qualcuno si intromette: gente strana, vagabondi, predatori, divorziati e anche sognatori.
Katia ogni tanto alza il gomito ma non molto, solo per andare un po’ su di giri, ne ha passate tante ultimamente con la storia dei suoi amori.
Katia si sposta sulla poltrona per chiudere un po’ gli occhi stanchi e non pensare più a niente ma si alza, è ancora troppa l’adrenalina.
Katia vive solo di notte. Non c’è più nessuno che si intromette. Musica a palla. Movida Blog. Chattaggio selvaggio. E occhio gonfio la mattina.
02)Thousand Waves
My roots are in the sea Lulled and transported By the current of the waves.
It is the wave that moves me Like a cork In the vortex flow.
It is the wave that pushes me Away from this To another time.
It is the wave of the time That makes me cherish Another sea breezes.
It is the wave that whispers to me To go among the people, Away from the tomb
Of false appearances. It is the wave that whispers to me As in an echo of sirens
The need to go Even if the goal is less Important than the journey.
The wave sings With sweet words The path of pilgrimage.
The wave shows Perhaps the place For reunification.
Maybe it’s just an illusion, the call Of another era, but it is the wave That leads me to the shipwreck.
03) Vincenti e perdenti
In un paese triste e indifferente Marco prende una bastonata dopo l’altra fra gente senza allegria, fra gente che ha smarrito la via.
Marco avrebbe un gusto maledetto ad esibire e manifestare gli idoli e le icone della moda che dice “Io”,
di quelli che se ne fregano, di quelli che la competizione a ogni costo e vaffanculo, di quelli che sono meglio “Io”.
Chorus
L’ottimismo dei “vincenti” è contagioso, rassicurante; la smania della competizione alza l’allarme e l’adrenalina, va a gamba tesa negli affanni dai rapporti umani.
Marco uno straccio di lavoro non lo trova e gli fa schifo fare il friggitore di patatine ma non sa che fare e si dispera.
Marco non ne può più e sfascerebbe volentieri una vetrina se trovasse il coraggio sniffando una tirata di cocaina.
Chorus
L’ottimismo dei “vincenti” è contagioso, rassicurante; la smania della competizione alza l’allarme e l’adrenalina, va a gamba tesa negli affanni dai rapporti umani.
Marco detesta la ricchezza degli altri si è fatto il culo sui libri di ingegneria e ora vede che è tutta una menata la promessa di quella vita agognata.
Marco sta a spasso e si detesta, a perdere tempo in giornate fatte di nulla ora che ha mollato la ragazza non poteva darle quello che chiede il mercato.
E quando gli sale l’angoscia s’accorge che non ha risposte. Marco con il precariato nella testa non andrà lontano.
04) Rouge (Strumentale)
05) La Grande Rete
Impigliati nella grande rete esploriamo la quarta dimensione, dove l’apparenza si mischia alla realtà in mille posizioni.
Chorus
Leniamo le ferite, ordiamo tradimenti. Basta cliccare per farsi evidenti.
La grande rete si tesse da sola, sembra un gioco e scatena rivolte; la tenebrosa rete acceca e salva.
La Grande Rete accelera la storia, sfuma la distinzione tra il sublime e il banale ma non ce ne accorgiamo.
Chorus
Leniamo le ferite, ordiamo tradimenti. Basta cliccare per farsi evidenti.
06) Orizzonte sotterraneo
Lui è qui, ma non c’è più. Più che la situazione fa male l’inutilità di parole spese male.
Chorus
C’è qualcosa che ha senso ormai, in questo deserto irrequieto?
C’è qualcosa che ha senso ormai, in questo deserto irrequieto?
Lui era qui, ma non mi sente più. Questa é la situazione. Resta solo l’amarezza di un prevedibile finale.
Chorus
C’è qualcosa che ha senso ormai, in questo deserto irrequieto?
No. Quieto, il mio respiro cerca il suo sotterraneo orizzonte. Ma lui emerge altrove, luce di un altro mare.
07) La danza, il buio e l’infinito
A vederti ballare col tuo passo lieve e disinibito che scivola in un modo indefinito
vorrei dirti tre e tre volte amore, ma mi basta uno sguardo perché so che i tuoi passi dorati a me son dedicati e a nessun altro. Mi faccio spettatore, in una folla di umori appagati, come il muto bersaglio della freccia. E’ scoccata verso un nuovo invito, come la danza, il buio, l’infinito.
08) Contabilità esistenziale
La contabilità esistenziale è come un’inflazione di parole mentre la cronaca ci scuote e noi ci tocchiamo il portafoglio.
C’è pure chi ci ha guadagnato oggi: il denaro è pura astrazione. Il peggio è per chi ha ancora qualche valore, mangiato dall’inflazione.
Qualcuno ha ordinato per caso che si passi da quelli economici a nuovi sacrifici umani?
Un po’ li invidio gli indifferenti non necessariamente rozzi talvolta anche molto colti e sinceri: ma indifferenti.
La storia scorre sotto le dita, tutt’al più un’occhiata distratta al telegiornale della sera. Con questo non voglio insinuare.
Solo che il mondo in fiamme e le foto di città distrutte si situano con spontanea ferocia al centro della mente.
Qualcuno ha ordinato per caso che si passi da quelli economici a nuovi sacrifici umani?
09) The sounds of the night
The sounds of the night have something of the music and something of the randomness of the noise.
They mark the space, mark the time, are like an echo of the day.
The colors have an appearance flaky and insincere in the border area between day and evening.
The sounds of the night have something of the music and something of the randomness of the noise.
Friends that keep us from going too deep in ourselves. It is the slow scan of the zero-time.
The quiet of the balance, the closed circuit of oblivion, the limited field of farewell.
The sounds of the night have something of the music and something of the randomness of the noise.
I enjoy the suspension of an hour without minutes in no-time of a parallel world.
The sounds look after like faithful dogs. Silence does not exist.
APPENDICE TESTI ESCLUSI
Indignata
Nel fango di una tenda allagata a Roma, Anna era sotto un diluvio di fulmini tra i gas urticanti della polizia.
Sembrava l’ultima occasione, l’ultima manifestazione, con la voce degli Indignados, prima della sconfitta di una generazione.
Anna era fradicia e infangata, nel corteo dagli ultimi spezzoni della classe operaia, inghiottita dal precariato.
Anna era l’ultima testimone della Volontà generale, l’ultima a urlare la protesta, col rischio di farsi massacrare.
Ma massacrata è ora lo stesso da chi le aveva promesso che andava tutto bene nell’Italia del progresso.
Testi e musica di Antonio De Lisa
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Sezione Teatro – DOR (Opere Drammatiche e Radiotelevisive)
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