La canzone di protesta
Francesco De Gregori & Giovanna Marini – Saluteremo il signor padrone
“Saluteremo il signor padrone” eseguita da Giovanna Marini e Francesco De Gregori, canto popolare recuperato ed editato dalla stessa Marini e da Ivan Della Mea, due massimi esperti della musica popolare.
Saluteremo il signor padrone
per il male che ci ha fatto
che ci ha sempre maltrattato
fino all’ultimo momen.
Saluteremo il signor padrone
per la sua risera neta,
pochi soldi in la casseta
ed i debiti a pagar.
Macchinista macchinista faccia sporca
metti l’olio nei stantuffi
di risaia siamo stufi
di risaia siamo stufi.
Macchinista macchinista faccia sporca
metti l’olio nei stantuffi
di risaia siamo stufi
a casa nostra vogliamo andar.
Con un piede con un piede sulla staffa
e quell’altro sul vagone
ti saluto cappellone
ti saluto cappellone.
Con un piede con un piede sulla staffa
e quell’altro sul vagone
ti saluto cappellone
a casa nostra vogliamo andar.
—
Paolo Pietrangeli – Contessa
Contessa fu scritta da Paolo Pietrangeli nel 1966 in occasione della prima occupazione dell’università di Roma e per ricordare lo studente Paolo Rossi assassinato dai fascisti.
“Che roba contessa all’industria di Aldo/ han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti/ volevano avere salari aumentati/ dicevano pensi di essere sfruttati./ E quando è arrivata la polizia/ quei quattro straccioni han gridato più forte/ di sangue han sporcato il cortile e le porte, /chissà quanto tempo ci vorrà per pulire”.
Compagni dai campi e dalle officine/ prendete la falce e portate il martello/ scendete giù in piazza e picchiate con quello/ scendete giù in piazza e affossate il sistema.
Voi gente per bene che pace cercate/ la pace per far quello che voi volete/ ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra/ vogliamo vedervi finir sotto terra./ Ma se questo è il prezzo l’abbiamo pagato/ nessuno più al mondo dev’essere sfruttato.
‘Sapesse contessa che cosa mi ha detto/ un caro parente dell’occupazione/ che quella gentaglia rinchiusa là dentro/ di libero amore facea professione./ Del resto mia cara di che si stupisce/ anche l’operaio vuole il figlio dottore/ e pensi che ambiente ne può venir fuori/ Non c’è più morale contessa’.
Se il vento fischiava ora fischia più forte/ Le idee di rivolta non sono mai morte/ Se c’è chi lo afferma non state a sentire/ È uno che vuole soltanto tradire./ Se c’è chi lo afferma sparategli addosso/ La bandiera rossa ha gettato nel fosso.
Voi gente per bene che pace cercate/ La pace per far quello che voi volete/ Ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra/ Vogliamo vedervi finir sotto terra./ Ma se questo è il prezzo l’abbiamo pagato/ Nessuno più al mondo dev’essere sfruttato”.
—
Ivan Della Mea, O cara moglie
O cara moglie, stasera ti prego,
dì a mio figlio che vada a dormire,
perchè le cose che io ho da dire
non sono cose che deve sentir.
Proprio stamane là sul lavoro,
con il sorriso del caposezione,
mi è arrivata la liquidazion,
m’han licenziato senza pietà.
E la ragione è perchè ho scioperato
per la difesa dei nostri diritti,
per la difesa del mio sindacato,
del mio lavoro, della libertà .
Quando la lotta è di tutti per tutti
il tuo padrone, vedrai, cederà ;
se invece vince è perchè i crumiri
gli dan la forza che lui non ha.
Questo si è visto davanti ai cancelli:
noi si chiamava i compagni alla lotta,
ecco: il padrone fa un cenno, una mossa,
e un dopo l’altro cominciano a entrar.
O cara moglie, dovevi vederli
venir avanti curvati e piegati;
e noi gridare: crumiri, venduti!
e loro dritti senza piegar.
Quei poveretti facevano pena
ma dietro loro, la sul portone,
rideva allegro il porco padrone:
l’ho maledetto senza pietà .
O cara moglie, prima ho sbagliato,
dì a mio figlio che venga a sentire,
chè ha da capire che cosa vuol dire
lottare per la libertà
chè ha da capire che cosa vuol dire
lottare per la libertà.
—
Ivan Della Mea “Viva la FIAT”
Ccanzone scritta in occasione del licenziamento dei 61 operai alla FIAT nel l’autnno 1979. I61 furono nei fatti accusati di terrorismo.
LOST ORPHEUS ENSEMBLE
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