Antonio De Lisa- Se la vita è sogno. Azione drammatica
L’idea di questa Azione drammatica si svolge nell’ideale contesto storico della Guerra dei trent’anni. La guerra dei trent’anni fu una serie di conflitti armati che dilaniarono l’Europa dal 1618 al 1648. I combattimenti si svolsero inizialmente e soprattutto nei territori dell’Europa centrale appartenenti al Sacro Romano Impero Germanico, ma coinvolsero successivamente la maggior parte delle potenze europee, con le eccezioni di Inghilterra e Russia. Nella seconda parte del periodo di guerra, i combattimenti si estesero anche alla Francia, ai Paesi Bassi, all’Italia settentrionale e alla Catalogna. Durante questi trent’anni, la guerra cambiò gradualmente natura e oggetto: iniziata come conflitto religioso fra cattolici e protestanti, si concluse in lotta politica per l’egemonia tra la Francia e gli Asburgo.
L’azione prevede tre piani scenici.
I.
Subito dopo il 1619
Sul piano di mezzo si immagina Cartesio seduto al bancone di un locale che si chiama “Philosophers Club”, che discetta sul tema “Non c’è nulla interamente in nostro potere, se non i nostri pensieri”. Interrogato dagli astanti, il filosofo francese racconta l’ esperienza dei suoi tre sogni avuti nel novembre del 1619. Cartesio, nel registro regalatogli dal Beeckman, in una sezione che egli stesso intitolò Olympica, scrisse che il 10 novembre, «pieno di entusiasmo», stava scoprendo i «fondamenti di una scienza mirabile» e narra di sogni e di visioni che resero agitata la notte, ma non sappiamo con precisione a quale scienza qui alludesse Cartesio. L’ambasciatore francese in Svezia, Pierre Chanut, che conobbe molto bene Cartesio, dettando il suo epitaffio si riferì a questo episodio: «nel riposo dell’inverno, avvicinandosi ai misteri della natura con le leggi matematiche, osò sperare di aprire i segreti dell’una e dell’altra con la stessa chiave».
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II.
1635
Il racconto dei tre sogni di Cartesio fa da contrappunto alla scena che il filosofo francese e gli avventori del locale stanno osservando più in basso, come se assistessero a uno spettacolo: è situata al di sotto e rappresenta l’azione de “La vita è sogno” di Calderon de la Barca. La vida es sueño è un dramma filosofico-teologico in tre atti e in versi scritto nel 1635 da Pedro Calderón de La Barca (1600-1681).
Protagonista del dramma fantastico La vita è sogno è il principe Sigismondo che, a causa di una tragica profezia annunciata dalle stelle alla sua nascita, è stato privato della libertà dal re Basilio, suo padre, e vive prigioniero in una torre. Messo alla prova e portato a palazzo sotto l’effetto di un sonnifero, si comporta ferocemente guidato dall’istinto e dal desiderio: oltraggia coloro che non assecondano il suo piacere, insidia la bella Rosaura, uccide un uomo di corte. A causa di tale condotta, che sembra dar ragione alle stelle e dimostrare la sua natura violenta, viene rinchiuso ancora nella torre: qui dubiterà di ciò che gli è accaduto e crederà d’aver sognato. Liberato nuovamente da una rivolta popolare e messo sul trono che gli spetta di diritto, farà tesoro della precedente esperienza: avendo appreso che persino quando si sogna è bene agire in modo retto, si comporterà saggiamente, senza cercare vendetta, ma perdonando il re e riportando pace e giustizia nel regno. In nome della ragion di stato, infine, sposerà la cugina Estrella, rinunciando all’amata Rosaura.
Grazie al dubbio che lo ha tenuto in bilico tra vita e sogno, Sigismondo matura interiormente, apprende l’arte della prudenza, impara a dominare istinti e passioni sottomettendoli al governo della ragione; egli può così recuperare identità e ruolo, ripristinare l’ordine sul caos, dimostrare che il libero arbitrio, la capacità di scegliere tra il bene e il male, è più forte di ogni predestinazione e contribuisce alla salvezza dell’uomo.
L’azione è dialetticamente svolta tra due luoghi. Il luogo stesso in cui Sigismondo si trova, all’inizio dell’opera:
un rustico palazzo , così poco elevato che non riesce a mostrarsi al sole ( I, 1 p.6)
e al cui interno è illuminato solo da un
un fioco lume quella tremula fiamma, quella pallida stella che con incerti bagliori, palpitando di luce timorosa, rende ancor più tenebrosa la stanza buia con insicura luminosità (I,1 p.7).
L’altro polo dialettico è il palazzo del re Basilio.
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III.
Tra il 1605 e il 1615
Il Cavaliere dalla Triste Figura
Sulla scena, che può essere situata in alto, sopra le altre due, o anche a fianco della secna di Sigismondo, c’è un cavallo a dondolo su cui cavalca Don Chisciotte de la Mancia, svolgendo un suo personale, allucinato monologo. Pubblicato in due volumi a distanza di dieci anni l’uno dall’altro (1605 e 1615), il Don Quijote di Cervantes è l’opera letteraria principale del Siglo de Oro ed è il più celebrato romanzo della letteratura spagnola.
La parte che qui ci interessa è l’ultima del romanzo cervantesiano, quando Don Chisciotte e Sancio si mettono in viaggio diretti a Saragozza. Attraversano l’Ebro su quella che a loro sembra una nave incantata, poi incontrano una bella dama che li conduce al suo palazzo. Qui Don Chisciotte e Sancio sono vittime di una complessa trama di burle: l’apparizione di mago Merlino; la richiesta d’aiuto della contessa Trifaldi per liberare un re e una principessa trasformati in scimmia e coccodrillo; il viaggio verso l’isola Candaya su Clavilegno, un cavallo di legno; il finto amore di Altesidora per il cavaliere; il governatorato di Sancio a Barataria, l’isola immaginaria che è in realtà un semplice villaggio aragonese. I due infine ripartono diretti non più a Saragozza ma a Barcellona per contraddire il falso racconto delle loro avventure che li vuole appunto a Saragozza. A Barcellona il Cavaliere della Bianca Luna (ancora Carrasco) sfida a duello Don Chisciotte e lo vince. Gli impone quindi di tornare al paese. Sconfitto e malinconico Don Chisciotte si avvia verso casa, dove lo prende una febbre altissima. Dopo un lungo sonno si sveglia rinsavito e, sentendo ormai vicina la fine, rinnega le sue imprese e fa testamento col nome di Alonso Quijano detto “il Buono”.
L’opera di Cervantes si colloca quindi perfettamente nell’età barocca in cui la realtà appare ambigua e sfuggente, dominata dall’indebolirsi del confine tra reale e fantastico nonché soggetta ad essere descritta da diversi punti di vista contraddittori. Don Chisciotte è figura pressoché universale, per quanto di simbolico è racchiuso nel racconto delle sue imprese: protagonista del celebre romanzo, aspira a restaurare la giustizia nel mondo emulando gli eroi dei romanzi cavallereschi, eroi di una realtà tramontata, ma in cui egli crede fermamente.
Giace qui l’hidalgo forte
che i più forti superò,
e che pure nella morte
la sua vita trionfò.
Fu del mondo, ad ogni tratto,
lo spavento e la paura;
fu per lui la gran ventura
morir savio e viver matto.
Personaggi
Coro circolare
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Soldati
—
Don Chisciotte
Sancio Panza
—
Cartesio
Barman del Philosophers Club
Avventori del Philosophers Club
Pianista
Cantante
—
Regista
Attore Sigismondo
Attore Basilio
Attore Clotaldo
Attore Rosaura
Prologo-Coro circolare
A scena vuota risuona la canzone di
Laurie Anderson, Bodies in motion.
Entra il Coro circolare e si dispone in cerchio, occupando tutto lo spazio del palcoscenico. Poi si muove, lentamente, di lato, agitando le braccia perpendicolarmente al corpo. I membri del Coro sono tutti vestiti con tuniche bianche. Le luci sono basse. Sono come ombre.
Scena prima – Campo di battaglia
Siamo nel pieno della Guerra dei trent’anni. Soldati in tuta mimetica e armati attraversano la scena in tutte le direzioni. Si sentono rumori di guerra: spari, cannonate, tumulti, che sono prodotti da strumenti a percussione. Bagliori splendono all’orizzonte.
TERZO SOLDATO Avvertite il comando, abbiamo perduto la posizione…
QUARTO SOLDATO Ma non è possibile, eravamo più numerosi…
TERZO SOLDATO Guarda tu stesso, se vuoi… avvertite il comando!
PRIMO SOLDATO Seien Sie vorsichtig, wo Sie Ihre Füße, dumm hinstellen!
(State attenti a dove mettete i piedi, stupidi!).
SECONDO SOLDATO Ja, mein Unteroffizier
(Sì, sergente).
(Si sente la musica della canzone This is the end dei Doors, che a poco a poco aumenta di volume)
This is the end dei Doors
PRIMO SOLDATO Haben Sie bemerkt, dass wir auf der rechten Seite entdeckt?
(Vi siete accorti che siamo scoperti sul lato destro?).
TERZO SOLDATO Ja, aber wir in Deckung laufen
(Sì, ma stiamo correndo ai ripari).
(Riprendono le sparatorie e il movimento dei soldati sulla scena. Un movimento disperato, cieco, senza speranza).
QUARTO SOLDATO Non è possibile andare avanti, così ci massacreranno…
QUINTO SOLDATO L’hanno già fatto, siamo morti che camminano…
SESTO SOLDATO Io non sono ancora morto…
QUARTO SOLDATO Forse tutto questo è un sogno…
QUINTO SOLDATO No, questo non è un sogno, questa è la fine.
Scena seconda – Philosophers Club
Mentre la musica di This is the end dei Doors continua i soldati escono dalla scena ed entrano i personaggi del Philosophers Club. Sono Cartesio, il Barman, avventori, la pianista e la cantante. Cartesio si siede davanti al banco, gli avventori a parte, più di lato la pianista e la cantante.
CARTESIO Le guerre non finiscono mai. Guarda lì che spettacolo! Uomini che scavano nella pelle di altri uomini…
BARMAN Ma non è anche lei un soldato, Monsieur Descartes?
CARTESIO Per modo di dire… volevo girare il mondo…
BARMAN E poi si è stancato?
CARTESIO Il mondo merita di essere girato, certo, ma solo quel tanto che ci conduce a capire che non è il mondo a darci nuove conoscenze…
Pausa.
BARMAN E allora cosa?
CARTESIO L’unico modo per arrivare ad una conoscenza inconfutabile è svolgere una profonda indagine interiore…
Bisogna scavare dentro noi stessi…
Pausa
BARMAN Cosa posso servirle?
CARTESIO Mi fido di te, fammi un intruglio dei tuoi.
BARMAN Non troppo chiaro e distinto?
CARTESIO No, confuso come i sogni che ho fatto ieri notte. Ma alla fine è apparsa la luce. Così deve essere il tuo drink: (Pausa) con la luce alla fine…
BARMAN La luce? Che strani sogni ha fatto, Monsieur Descartes?
(Cessa la musica dei Doors e per un tratto sulla scena non si sente alcuna musica, solo il suono delle parole degli attori)
CARTESIO Nel riposo della mia camera, mi sono avvicinato ai misteri della natura con le leggi matematiche, così ho aperto i segreti dell’una e dell’altra con la stessa chiave.
BARMAN La stessa chiave?
Pausa.
CARTESIO La stessa…
BARMAN Ma non sarà l’effetto del drink che le ho preparato ieri sera?
CARTESIO No, non credo, (Pausa) non mi ricordo neanche cosa mi hai preparato… Ehi, pianista, suonaci qualcosa di interessante…
PRIMA RAGAZZA (Si avvicina da dietro a Cartesio, con un drink in mano, con fare sinuoso ma senza ammiccamenti, accompagnata da una SECONDA RAGAZZA) Monsieur Cartesio, l’ho riconosciuta solo adesso… è da tempo che vorrei farle una domanda…
CARTESIO Quale domanda?
PRIMA RAGAZZA Che “non c’è nulla interamente in nostro potere, se non i nostri pensieri”?…
CARTESIO Dal fatto che esisto e sono una cosa che pensa ( ho intuito di esistere proprio dal fatto di pensare ) posso concludere di essere sostanza pensante, sostanza la cui caratteristica fondamentale è il pensiero… non mi limito a dire che abbiamo il pensiero, affermo che siamo soltanto pensiero…
SECONDA RAGAZZA E’ una tesi ardita, Monsieur.
CARTESIO Tanto ardita da meritare un secondo drink. Barman, servi le signorine. Cosa prendete, fanciulle?
Scena terza – Campo di battaglia
Riprendono le scene di guerra. E anche la canzone dei Doors.
TERZO SOLDATO E’ un disastro, un completo disastro…
QUARTO SOLDATO Dobbiamo contrattaccaare, a costo di farci ammazzare tutti…
TERZO SOLDATO Ci vai tu a farti ammazzare! Sporca, maledetta guerra!
PRIMO SOLDATO Come la volevi la guerra, pulita, per caso?
SECONDO SOLDATO Che se la facciano loro la loro guerra…
PRIMO SOLDATO Le avete le palle o no?
TERZO SOLDATO Non c’è più speranza. Come dicono lassù, è vero che la vita è un sogno, ma la guerra è reale, la morte: vera…
QUARTO SOLDATO I sogni sono un lusso di chi può permetterseli…
QUINTO SOLDATO E noi non ne abbiamo più
SESTO SOLDATO Siamo rimasti senza sogni…
QUARTO SOLDATO Forse tutto questo è un sogno…
QUINTO SOLDATO No, questo non è un sogno, questa è la fine.
Scena quarta – Philosophers Club
(L’attenzione torna al Philosophers Club. La musica di sottofondo si dissolve nella voce della CANTANTE in scena, accompagnata dalla PIANISTA. La pianista intona i primi accordi, la CANTANTE comincia a cantare)
CANTANTE
This is the end
Beautiful friend
This is the end
My only friend, the end
Of our elaborate plans, the end
Of everything that stands, the end
No safety or surprise, the end
I’ll never look into your eyes…again
Can you picture what will be
So limitless and free
Desperately in need…of some…stranger’s hand
In a…desperate land
CARTESIO Le guerre si somigliano tutte. Osservate, mie fanciulle, che insensato spettacolo.
PRIMA RAGAZZA Ma è un orrore!
SECONDA RAGAZZA Tutte quel sangue!
TERZA RAGAZZA E quei bagliori!
QUARTA RAGAZZA E’ la notte che scende sul mondo….
CARTESIO Barman, un altro giro!
PRIMA RAGAZZA Ma così ci farà ubriacare, Monsieur!
SECONDA RAGAZZA Io mi sono già brilla.
TERZA RAGAZZA Comincio a vedere le stelle.
QUARTA RAGAZZA No, quello è il bagliore delle granate!
PRIMA RAGAZZA Sembrano fuochi d’artificio.
SECONDA RAGAZZA Stelle di Natale.
TERZA RAGAZZA Vetrine luccicanti.
QUARTA RAGAZZA Lumini di cimitero.
CARTESIO Ascoltate, sta cominciando il contrattacco…
PRIMA RAGAZZA Ma, in fondo, perché combattono, Monsieur?
CARTESIO Per un pezzo di terra, per il prestigio, per il potere.
SECONDA RAGAZZA E per un pezzo di terra fanno tutto questo baccano?
CARTESIO E’ anche poco, ho visto di peggio.
TERZA RAGAZZA Ci racconti, Monsieur!
CARTESIO No, un’altra volta… tutto questo sangue mi ha disgustato.
QUARTA RAGAZZA Ma lei era coraggioso in guerra, Monsieur?
CARTESIO Sì, forse, ma io la guerra la combatto in un altro modo adesso… una guerra a cui non si potrà resistere…
PRIMA RAGAZZA Ohhh!
SECONDA RAGAZZA Ohhh!
TERZA RAGAZZA Ohhh!
QUARTA RAGAZZA Ohhh!
CARTESIO Cantante, suonaci qualcosa!
CANTANTE Cosa vuole sentire, Monsieur?
CARTESIO La canzone di tutte le guerre…
CANTANTE E qual è, Mondieur?
CARTESIO Quella, come si chiama, “As Time goes by”
CANTANTE Certo, Monsieur…
(Comincia a cantare “As Time Goes By“, accompagnata dalla PIANISTA)
As Time Goes By
Scena quinta – Il cavaliere dalla Triste Figura
(Don Chisciotte in viaggio verso l’isola Candaya su Clavilegno, un cavallo di legno, accompagnato da Sancio Panza)
SANCIO Padrone mio, non pensate che sia ora di tornarcene a casa? Abbiamo visto tante cose… io, da povero contadino, figlio di contadini, una cosa l’ho imparata…
DON CHISCIOTTE Che cosa hai imparato, Sancio?
SANCIO Non ve ne dorrete, padrone, se dico la verità?
DON CHISCIOTTE Perché dovrei? E’ una cosa offensiva?
SANCIO Non per voi, padrone…
DON CHISCIOTTE E allora dilla…
SANCIO Continuo a dubitare…
DON CHISCIOTTE Dubitare?
SANCIO Se dirla o no…
Pausa
DON CHISCIOTTE Sull’Ebro quella nave aveva tutta l’aria di essere incantata… l’hai notato anche tu, Sancio?
SANCIO Cosa, padrone?
DON CHISCIOTTE La nave incantata
SANCIO Sì, incantata
DON CHISCIOTTE Ma cos’è che volevi dirmi? (Pausa) Vuoi parlarmi del Cavaliere della Bianca Luna?
SANCIO Certo che ve le ha suonate proprio per bene…
DON CHISCIOTTE Sì, è vero… (Pausa) Forse la guerra è persa, Sancio…
SANCIO Non si poteva vincere, padrone… noi siamo figli di un mondo che sta per scomparire, di belle dame e prodi cavalieri, di poesie in ottave e dolci musiche… ora c’è la nuova scienza che avanza e non sa che farsene di dame e cavalieri… voi siete l’ultimo, Don Chisciotte…
DON CHISCIOTTE … l’ultimo…
Scena sesta – La vita è sogno
Siamo in un teatro. Il regista sta provando con gli attori il dramma filosofico di Pedro Calderón de La Barca: La vita è sogno. Gli attori sono un po’ distratti, parlano fra loro, scherzano, poi poco a poco vengono rapiti dalla storia.
REGISTA No, no, non andiamo bene… ragazzi, un po’ di attenzione… Sigismondo, tu devi ignorare di essere l’erede al trono… sei cresciuto forte, ma selvaggio, senza conoscere nulla del mondo, coperto solo da una pelle d’animale, con un aspetto spaventoso… se reciti così, sembri piuttosto un damerino…
ATTORE SIGISMONDO … ma maestro, ce la sto mettendo tutta…
REGISTA Non me ne sono accorto…
(Risate fra gli attori che attendono il loro turno)
… riproviamo…
ATTRICE ROSAURA … maestro, non abbiamo capito come comincia la storia e se non lo capiamo noi, non lo capirà nemmeno il pubblico…
REGISTA (sospirando) E va bene, lo ripeto. L’oroscopo ha pronosticato a Basilio… dov’è Basilio?
ATTORE BASILIO Eccomi, sono qui…
ATTORE CLOTALDO Oroscopo, che c’entra l’oroscopo?…
REGISTA Ecco, questa è una cosa interessante: Basilio dobbiamo raffigurarlo come una specie di alchimista e astrologo rinascimentale, col mantello tappezzato di stelle, che crede e non crede negli auspici e nei pronostici… ma non fatemi divagare … bene… dicevo che l’oroscopo astrale ha vaticinato a Basilio, un immaginario re di Polonia, che suo figlio Sigismondo lo avrebbe costretto ad atroci umiliazioni, sarebbe diventato un re crudele e avrebbe reso infelice il suo popolo. Allora il re ha fatto rinchiudere il figlio in un castello solitario in mezzo ai monti e ha ordinato che chiunque si avvicinasse a quel luogo venisse messo a morte.
ATTRICE ROSAURA Ma è la storia di Edipo!…
ATTORE CLOTALDO Avete sentito? Somiglia alla storia di Edipo…
REGISTA Sì, in un certo senso è così… Solo il servo Clotaldo è rimasto con lui, per custodirlo nelle più elementari necessità e insegnargli qualche rudimentale nozione di vita… avete capito adesso?
ATTORE BASILIO non tanto…
ATTRICE ROSAURA sì, sì, è chiaro…
ATTORE CLOTALDO sarà chiara per te…
ATTRICE ROSAURA ma è così evidente…
REGISTA Sigismondo si trova, all’inizio dell’opera:
(in) un rustico palazzo , così poco elevato che non riesce a mostrarsi al sole ( I, 1 p.6)
e al cui interno è illuminato solo da un
un fioco lume quella tremula fiamma, quella pallida stella che con incerti bagliori, palpitando di luce timorosa, rende ancor più tenebrosa la stanza buia con insicura luminosità (I,1 p.7).
Vai, Sigismondo, riprova…
ATTORE SIGISMONDO
Oh sventurato me! Oh, me infelice!
Conoscere, o cieli, pretendo,
tanto da voi afflitto,
quale commisi delitto,
contro di voi, nascendo.
Ma, già col nascere, intendo,
gran delitto ho consumato;
più che bastante reato
di vostra giustizia al rigore;
poichè il delitto maggiore
per l’uomo è d’essere nato.
REGISTA “Il delitto maggiore per l’uomo è l’esser nato”… con rassegnazione impotente ma disperata…
ATTORE SIGISMONDO
poichè il delitto maggiore
per l’uomo è d’essere nato.
Solo sapere vorrei,
per sopportare il tormento,
– e trascuriamo un momento
che il nascere ci fa rei –
quale altra colpa avrei
per un castigo di più?
Chi non è nato, quaggiù?
Se tutti gli altri son nati,
quale grazia li ha salvati,
che me ignorò, di lassù?
Nasce l’uccello, di gale
e grazie uno splendore;
e appena è un piumoso fiore
o un ramoscello con l’ale…
Via! per l’eteree sale
si scaglia in velocità;
e il richiamo di pietà
dal nido non lo disanima.
E io con tanta più anima
resto senza libertà?
REGISTA “E io con tanta più anima resto senza libertà”… hai compreso quello che sta dicendo Sigismondo? Tutti gli esseri della natura nascono liberi e io, che ho un’anima, sono nato schiavo…
ATTORE SIGISMONDO
E io con tanta più anima
resto senza libertà?
Nasce la fiera, di pelle
leggiadramente screziata
ed appena è diventata
una figura di stelle,
Via! feroce e ribelle!
Umana necessità
le insegna la crudeltà
mostro del suo labirinto.
E io, con più santo istinto,
resto senza libertà?
Nasce il pesce e non respira,
d’alga e di fango groviglio,
ma appena squammeo naviglio
in vetta all’onda si mira,
Via! in ogni senso gira,
scandagliando l’entità
di tutta l’immensità,
che gli offre il freddo elemento.
E in me, l’arbitrio del talento
resta senza libertà?
Nasce il ruscello: un anguilla
che fra le erbe e i fiori sguiscia;
ed appena, argentea biscia,
incontro ai fiori zampilla,
Via! lodando a tutti squilla
dei fiori la carità,
che gli offre la maestà
di campi da invadere a corsa.
E in me, ogni mia risorsa
resta senza libertà?
Ridotto a tanto furore
un Etna mi sento, un vulcano,
vorrei strapparmi a brano
a brano dal petto il cuore.
Di quale legge il rigore
negare ad un uomo saprà
sì primaria immunità,
privilegio così bello,
che Dio concede a un fiore,
a una fiera, a un uccello,
a un ruscello?
REGISTA bene, per adesso può andare… rifaremo la scena con più calma, ora voglio illustrarvi che cosa succede dopo. Dovremo concentrarci sulla figura di Basilio, che mi sembra molto interessante. In fondo, Sigismondo è il risultato di un suo paradossale “esperimento”: vuole vedere se un uomo può vincere il proprio destino; ordina quindi che venga dato del sonnifero a Sigismondo e che venga poi trasportato a corte.
ATTORE SIGISMONDO Quando mi risveglio, il mattino seguente, rimango esterrefatto nel trovarmi in una magnifica stanza circordato da servitori e mi comporto con tutti in maniera veramente insopportabile: mi abbandono ad atti di violenza gratuita e rivelo un carattere tirannico.
REGISTA Infatti. Basilio decide di rimandarti nella torre, nella convinzione che gli astri abbiano predetto il vero…
ATTORE SIGISMONDO Ed io mi convinco che non si sia trattato altro che di un sogno…
REGISTA Dov’è Clotaldo?… Che cosa gli dice Clotaldo?
ATTORE CLOTALDO Clotaldo gli spiega allora che la vita degli uomini è per tutti un sogno: quando viviamo in questa vita, ci illudiamo di vivere e sognamo, per destarci poi nell’altra che è la vera. E’ bene che durante questo sogno, che noi chiamiamo “vita”, le opere siano tali che non abbiamo a pentircene quando saremo nell’altra.
REGISTA Sigismondo allora si chiede che cosa sia veramente questa oscura parentesi, che chiamiamo vita: nient’altro che un’illusione. Il re si crede re, il ricco ricco, il mendico mendico, ma viene la morte, e di questa attività dell’uomo non rimane che un’ombra, l’ombra di un sogno.
(Gli attori sono visibilmente colpiti da queste parole)
Scena settima
REGISTA La sequenza della guerra del terzo atto della Vita è sogno è una variazione calderoniana sulla vanità del mondo. La storia per i drammaturghi barocchi è come un ‘teatro di sciagura’:
“ogni edificio è un sepolcro sovrano
ogni soldato uno scheletro umano”
(I soldati avanzano carponi, si risentono i colpi di guerra, violenti contrasti di luce)
Scena ottava – La danza delle ombre
Il Coro
Scena nona – La fine del cavaliere dalla Triste Figura
SANCIO E’ finito lo spettacolo, mio signore…
DON CHISCIOTTE Finito?
SANCIO Sì, Don Chisciotte, è finito…
DON CHISCIOTTE E’ finito male, Sancio…
SANCIO Finisce sempre così quand’è uno solo a voler salvare il mondo.
DON CHISCIOTTE … la giustizia, l’onore, l’eroismo…
SANCIO Non contano nulla se rimangono sogni… sogni letterari… ma è ora di riposare, mio signore e padrone…
DON CHISCIOTTE Sì, forse hai ragione.
SANCIO Si metta comodo, Don Chisciotte, il mondo parlerà a lungo delle sue gesta.
DON CHISCIOTTE Sì, mi metto comodo, qui, in questo cantuccio.
SANCIO (Dopo una pausa prolungata)
Giace qui l’hidalgo forte
che i più forti superò,
e che pure nella morte
la sua vita trionfò.
Fu del mondo, ad ogni tratto,
lo spavento e la paura;
fu per lui la gran ventura
morir savio e viver matto.
Scena decima- Finale
Il Coro circolare si riunisce accanto al REGISTA.
CORIFEO Maestro, siamo pronti
REGISTA Bene, chiamate Sigismondo.
ATTOTE SIGISMONDO Eccomi!
REGISTA Provate, proviamo…
SIGISMONDO
ATTORE SIGISMONDO
So che esistiamo in mondo singolare
dove vivere è sognare…
e l’esperienza mi insegna
che l’uomo che vive sogna
fino a farsi ridestare….
Pausa
Sogna il re il suo trono, e vive
nell’inganno… comandando…
disponendo e governando…
e l’applauso che riceve
in prestito… nel vento scrive….
e in cenere lo converte
la morte… sventura forte!
Chi ancora vorrà regnare…
dovendosi ridestare
nel sogno della morte?
Pausa
Sogna il ricco la ricchezza…
che continui affanni gli offre…
sogna il povero… che soffre
la miseria e la tristezza….
sogna chi agli agi s’avvezza…
sogna chi nell’ansia attende…
sogna chi ferisce e offende…
e nel mondo… in conclusione…
sogna ognuno la passione…
ch’egli vive… e non lo intende…
Io sogno la prigionia
che mi tiene qui legato…
e sognai che un altro stato
mi rendeva l’allegria…
Pausa
Che è la vita?… Frenesia…
Che è la vita?… Un’illusione…
solo un’ombra… una finzione…
e il maggiore bene… un bisogno
del nulla… la vita è un sogno…
e i sogni… non sono che sogni.
ATTORE BASILIO … l’ombra di un sogno
ATTORE CLOTALDO … l’ombra di un sogno
ATTRICE ROSAURA … l’ombra di un sogno
(Risuona la canzone di Misère de la philosophie, A voi, e su queste note lo spettacolo finisce).
Misère de la philosophie, A voi
FINE
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